Quanto è cambiato il mondo dei videogiochi dagli albori ad oggi? Le attrazioni elettroniche avevano fatto la loro apparizione già intorno alla metà del XX secolo, ma è solo a partire dalla fine degli anni ‘70 in avanti che si è verificato un vero e proprio boom. Uno dei sistemi principali dell’epoca veniva individuato sicuramente nell’Intellivision, una console casalinga che prometteva sin da subito di rivoluzionare l’intero settore dell’intrattenimento. A lungo in guerra con l’Atari, la macchina promossa dalla Mattel fu di fatto la prima console a 16 bit, sebbene le cartucce arrivassero a 10.
I controller integrati e le varie possibilità di espansione attirarono facilmente l’utenza, che trovò ben presto nell’Intellivision un punto di riferimento. Insomma, agli inizi degli anni ‘80 l’Intellivision era l’equivalente della PlayStation di oggi. Le ambizioni della casa produttrice risultarono evidenti: alcuni giochi permettevano addirittura di utilizzare la propria voce, altri invece erano sbloccabili attraverso le informazioni trasmesse con il semplice cavo dell’antenna tv, in un’era in cui non solo i DLC, ma la stessa connessione ad Internet erano solo un’utopia. All’Intellivision sono legati titoli celebri come “Pac-Man”, tuttavia le capacità della console erano pur sempre limitate e alla lunga i giochi iniziavano a sembrare un po’ troppo ripetitivi.
Da lì a breve l’industria del videogioco conobbe una crisi non indifferente. A sorpresa ci pensò la Nintendo a risollevare la situazione. La “grande N” era famosa per i suoi giocattoli e non aveva una grande esperienza in ambito videoludico, tant’è vero che il Famicom, arrivato in Europa e in America nella versione riveduta e corretta del Nintendo Entertainment System, fu spacciato inizialmente come un giocattolo. Anche in questo caso non mancarono feature particolari, dalla famosa pistola utilizzata per titoli come “Duck Hunt” al guanto che permetteva di giocare senza impugnare nessun gamepad.
Il NES è indubbiamente una delle console più iconiche di sempre, che tra l’altro ha dato inconsciamente il via a molte delle serie che hanno lasciato il segno anche nelle generazioni successive. È il caso di “Super Mario Bros.”, che ha poi conosciuto due seguiti. Tuttavia, il secondo capitolo fu realizzato abbastanza frettolosamente in Giappone e data l’eccessiva difficoltà si pensò di proporre al mercato occidentale un gioco sostitutivo che mantenesse comunque il titolo “Super Mario Bros. 2”. Anche le serie di “Zelda” e “Mega Man”, che hanno visto la luce sul Nintendo a 8 bit, continuano ancora oggi.
Sempre negli anni ‘80 la casa giapponese consolidò la sua leadership nel settore grazie al Game Boy, una console portatile che anche negli anni successivi avrebbe sbaragliato diversi concorrenti, a partire dal Game Gear della SEGA. Il motivo era piuttosto intuitivo: il Game Boy godeva di un parco titoli molto più ampio, mentre il Game Gear aveva dalla sua solo uno schermo a colori e retroilluminato, che costringeva i giocatori a sostituire di frequente le ben 6 pile richieste. Anche a livello di dimensioni il gioiellino della Nintendo risultava assai più maneggevole.
I titoli sfornati a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 sono ricercati ancora oggi dagli appassionati. Non è errato affermare che le console di quell’epoca hanno scritto una pagina indelebile della storia del videogame. Oggi l’utenza si è evoluta e lo si intuisce dalle esigenze e dalle richieste: non basta più giocare contro la cpu, i titoli devono essere eventualmente competitivi e garantire comunque la possibilità di sfidarsi online, in totale comodità. Un concetto che si applica anche ad altre attrazioni moderne, come ad esempio i giochi disponibili su un casinò online. Senza Internet, le attrazioni virtuali non hanno praticamente più ragion d’essere. Alcuni videogiochi di oggi sono finanche “cross-platform”, per cui è possibile giocare allo stesso titolo anche se questo viene eseguito su due console completamente diverse.Per chi è nato nel terzo millennio e si è approcciato a questa realtà solo di recente sarà forse più difficile da comprendere, ma anche la PlayStation 5 deve molto alle console degli anni ‘80. La croce direzionale, ad esempio, fu inventata dalla Nintendo. La prima PlayStation doveva essere in origine una periferica espansiva del Super Nintendo, vale a dire la console uscita dopo il NES, che spopolò negli anni ‘90. Un raro esemplare della Nintendo PlayStation è stato venduto all’asta proprio qualche anno fa e la notizia ha contribuito a generare negli amanti del gaming il desiderio di collezionismo. Anche se in pochi si divertirebbero oggi con i giochi di una volta, il loro valore storico non fa che aumentare.