A sostenerlo è il professor Srinivasan Keshav dell’Università di Waterloo in Canada, interpellato da un senatore statunitense che aveva interrogato in proposito le società telefoniche senza ottenere alcuna risposta. I messaggini, infatti, viaggerebbero nascosti nel segnale che collega il cellulare al ripetitore, senza costi aggiuntivi per le compagnie, che però li fanno pagare agli utenti.

Tremano le compagnie di telefonia mobile di tutto il mondo, perchè un senatore americano, Herb Kohl, ha scoperchiato un argomento che potrebbe far perdere loro milioni di euro: il costo degli sms per gli operatori. Kohl, nello scorso settembre, ha chiesto alle maggiori compagnie americane di telefonia mobile quale sia il costo che devono sostenere per l’invio dei messaggini, ma non ha ricevuto risposta. Invece di arrendersi però, il tenace senatore ha chiesto spiegazioni all’Università di Waterloo in Canada, trovando la collaborazione del professore di informatica Srinivasan Keshav. Keshav ha spiegato che l’sms non costa nemmeno un centesimo alle compagnie: infatti sono talmente piccoli (140 byte) che possono “nascondersi” nel segnale che collega il cellulare al ripetitore, segnale sempre presente, anche quando non transitano sms. Questo spiegherebbe anche perchè i messaggini hanno un limite nel numero dei caratteri: sforando i 160 (numero di caratteri attualmente previsti per l’invio di un singolo messaggio), vengono superati anche i 140 byte. In questo modo è la compagnia a pagare per l’invio, perchè non può più far viaggiare il messaggio nel segnale a costo zero. Insomma, le compagnie pagherebbero solo per l’invio di quegli sms che superano i 160 caratteri. Dalle compagnie, americane quanto europee, nessun commento e nessuna risposta esauriente.


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